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Bistum Chur

Intervento di S.E. Mons. Vito Huonder in occasione della Celebrazione commemorativa dei 400 anni dalla frana di Piuro, 4 settembre 2018, Piuro

Eccellenza, Mons. Oscar Cantoni,
Lodevoli autorità,
Gentili Signore,
Egregi Signori,

 

La consacrazione della chiesa di S. Abbondio a Borgonuovo avvenuta nel 1598 per opera del vescovo di Coira, Mons. Peter Raschèr (1581-1601), mostra il lungo legame che perdura da centinaia di anni tra la Valtellina e la diocesi retica di Coira.

Sebbene ecclesiasticamente la Valtellina sia sempre appartenuta alla diocesi di Como, il Vescovo di Coira aveva diversi diritti e possedimenti in Valtellina, provenienti da donazioni ricevute dagli imperatori tra il X e il XIV secolo (baliaggio). Nel 1348 il Ducato di Milano, poi, si impossessò di tutta la Valtellina. Nel 1486 il libero Stato delle Tre Leghe cercò di prendere possesso della Valtellina, ma fu soltanto nel 1512 che, durante le guerre d’Italia, riuscì a conquistare le tre valli di Chiavenna, della Valtellina e di Bormio, che rimasero in seguito sottomesse alle Tre Leghe fino al 1797 (eccetto dal 1620 al 1635, in cui appartennero a Milano). Il dominio grigionese terminò nel 1797, quando Napoleone I Bonaparte assegnò la Valtellina alla neofondata Repubblica Cisalpina.

I tentativi del Congresso di Vienna del 1815 di unire la Valtellina con i Grigioni fallirono. Da un lato fu dovuto dal fatto che le grandi potenze di allora, soprattutto l’Austria, non erano interessate a cedere questa regione strategicamente importante e dall’altro dal fatto che i grigionesi non riuscirono a mettersi d’accordo nel proporre ai valtellinesi di entrare nel Canton Grigioni come paese con pari diritti – non in ultimo per paura che l’elemento italiano e cattolico potesse acquistare troppo potere nei Grigioni.

Oggi, esiste „ancora solo“ un collegamento di tipo turistico, utilizzato in compenso, però, a pieno ritmo – la Ferrovia retica, che collega l’Engadina alta con la Valposchiavo per condurre quindi a Tirano.

Torniamo però nuovamente alla storia moderna. Quando Milano nel 1535 divenne di dominio degli Asburgo, la Valtellina divenne di massima importanza strategica per l’allora grande potenza degli Asburgo, in quanto collegava il Tirolo al Nord Italia. Per questo gli Asburgo tentarono più volte di riunire la Valtellina con Milano e di portarla quindi in loro potere – senza successo, però.

Nel periodo della Riforma, la Valtellina rimase in gran parte cattolica, vi furono però, proprio nel periodo attorno all’avvenimento della devastante frana di Piuro, dei grandi disordini confessionali nella valle, i quali nel 1618 condussero al martirio del beato Nicolò Rusca e nel 1620 al “Sacro Macello della Valtellina”; durante questa sommossa dei cattolici vennero uccisi circa 600 protestanti. Dopo il 1512, Piuro divenne sede ufficiale di un podestà. Nel 1597, nella chiesa locale San Giovanni, alcuni rinomati teologi protestanti e cattolici organizzarono una disputa pubblica sul valore della Santa Messa. La devastante frana del 4 settembre 1618, una conseguenza dell’incontrollata estrazione della pietra ollare dal monte Conto (scavi massicci), fece però ammutolire l’agitato elemento confessionale. La perdita di circa 2000 vite umane richiese ai pochi superstiti di Piuro e d’intorni un ravvicinamento, in cui non importava più l’appartenenza religiosa, ma piuttosto la solidarietà nel momento del bisogno.

Così, oggi, a 400 anni dalla frana, è un bel segno che in questa comune commemorazione si abbia voluto ricordare anche il legame storico con il Nord e che sia stato invitato il Vescovo di Coira, un tempo principe di alcune parti del territorio della Valtellina e il quale ha accolto volentieri l’opportunità di essere presente in questa occasione.

Miei cari,

dopo questa breve panoramica storica desidero ritornare al Vangelo. Ci conduce al centro della nostra fede. Dio vuole la salvezza degli uomini. Vuole la salvezza degli uomini mediante Suo Figlio Gesù Cristo. Ascoltiamo ancora una volta questa parola decisiva dell’odierna Buona Novella: Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno.

Cosa ci dice questo testo oggi? Ci dice ciò che la Chiesa ha sempre voluto e ha sempre fatto: dobbiamo far conoscere agli uomini il nome di colui che è venuto per donarci la vita eterna. Dobbiamo far conoscere questo nome, affinché gli uomini vedano e credano e credendo ricevano la vita eterna. Questa parola è una parola che ci dona anche conforto e sostegno, quando pensiamo a coloro che ci hanno preceduto: sono nelle mani di colui che ha il potere di farci risorgere nell’ultimo giorno e di condurci alla comunione eterna dei santi.