Papst Franziskus vollendet an diesen Ostern seinen Pilgerweg der Hoffnung

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Papst Franziskus konnte am Ostersonntag das letzte Mal auf Erden seine Bischofsstadt Rom und die ganze Welt segnen. Er wünschte allen Menschen: «Frohe Ostern». Ostern ist der Übergang von allen Niederlagen der Welt zum endgültigen Sieg der Liebe ohne Grenzen und ohne Ende. Gott hat ihn am Ostermontag in diese Liebe heimgeholt. Wir bleiben auf Erden als Pilger der Hoffnung zurück. Sein österlicher Segen, «Urbi et Orbi», wird uns stets begleiten und ermutigen, uns trotz allen Niederlagen für Frieden, für die Schwächsten, die Flüchtlinge und alle an den Rand der Gesellschaft Gestellten einzusetzen.

Papst Franziskus setzte sich intensiv für die Armen ein und kritisierte Kapitalismus, nationalistische und imperialistische Ideologien, Konsumismus sowie Umweltzerstörung. Seine Enzyklika «Laudato si’» (2015) betont die Verantwortung für die Schöpfung. Er forderte eine einfachere, lernfähige, volksnahe Kirche und kritisierte interne Machtstrukturen sowie Klerikalismus. Vereinfachung der Regeln und Rituale für päpstliche Bestattungen sind nur ein Beispiel, genauso wie er auch nach seiner Papstwahl im Gästehaus des Vatikans wohnen blieb. Seine Autobiografie «Hoffe» von 2025 spiegelt diesen Reformwillen wider.

Papst Franziskus führte ebendiesen Reformwillen in einem weltweiten, synodalen Prozess ein, bei dem alle Gläubigen ihre Anliegen einbringen konnten. Konsequent übergab er Laien, Frauen einflussreiche Positionen und damit Verantwortung in der römischen Kurie. Dennoch hielt er an wichtigen, lehramtlichen Aussagen fest. So lehnte er bspw. - gestützt auf die Tradition der Kirche - bis zuletzt die Priesterweihe für Frauen ab.

Papst Franziskus bemühte sich fortlaufend und unermüdlich, Frieden zu stiften sowie den interreligiösen Dialog zu fördern. Seine täglichen Telefonate mit den Mitgliedern der einzigen katholischen Pfarrei in Gaza seit Ausbruch des Krieges hat er auch während seines letzten Aufenthaltes im Krankenhaus nicht abgebrochen. Er unterlies es nie, Antisemitismus anzuprangern, selbst in seiner Osterbotschaft von gestern hat er das nochmals betont.

Papst Franziskus blieb bis zuletzt aktiv und prägte die katholische Kirche mit seiner Vision einer barmherzigen, inklusiven Gemeinschaft. Seine herzliche und offene Art, auf die Leute zuzugehen, hat ihm die Herzen der Menschen geöffnet. Er ging an den Rand der Gesellschaft, setzte sich für Arme und Benachteiligte ein und richtete dadurch den Blick der Öffentlichkeit auf Orte, die man gerne übersieht. Seine zweite Enzyklika bleibt als eine Charta magna seiner gelebten Überzeugung einer universellen Geschwisterlichkeit aller Menschen: «Fratelli tutti». Es gibt nur einen Gott und alle Menschen sind seine geliebten Kinder.   

Papst Franziskus sprach den Umgang mit Missbrauch im katholischen Umfeld direkt an. Er verschärfte das kirchliche Strafrecht, baute Massnahmen zur Prävention gegen sexuellen Missbrauch aus. Er verurteilte Missbrauch öffentlich als Verbrechen und forderte Aufklärung, anstatt Vertuschung. Bis zuletzt aber musste er feststellen, dass das Ziel noch lange nicht erreicht ist.

Papst Franziskus hat das Verhältnis zwischen der katholischen Kirche und der Welt neu definiert. Er bezeichnete die Kirche als «Feldlazarett» und bezog fortlaufend zu weltlichen Themen und Konflikten Stellung. Über die Jahre hinaus war er gewohnt, dass er sich nicht immer und bei jedem beliebt machte. Das hinderte ihn allerdings nicht, klar und deutlich seine Meinung zu sagen, auch wenn sie manchmal für einen Papst als zu spontan und direkt empfunden wurde. Er wagte, bis zuletzt zu erklären, dass starre Grenzen, Barrieren, Mauern und Gitter nicht menschenwürdig sind und keinen andauernden Frieden bringen können. Ein letztes Mal wagte er gestern, am Ostersonntag, zu sagen: «Es kann keinen echten Frieden geben, ohne echte Abrüstung! Der Anspruch eines jeden Volkes, für seine eigene Verteidigung zu sorgen, darf nicht zu einem allgemeinen Wettrüsten führen.»

Wir können sein Pontifikat in einem von ihm oft verwendeten Wort zusammenfassen: «Uscire». Es sei sehr befreiend, zu wagen, aus sich selbst heraus zu gehen, dem anderen entgegen. Die Kirche solle sich nicht mit sich selbst beschäftigen, sondern mit den Menschen in der Peripherie, am Rande der Existenz. So sei die Kirche kein starres Museum von Vorschriften, sondern ein lebendiges, kreatives, dynamisches, sich entwickelndes Pilgervolk: so sei sie jung und trage zur Erneuerung der Welt bei. Den Politikern riet Papst Franziskus, über ihren eigenen Nationalismus hinauszuwachsen und den friedlichen Dialog mit allen Menschen zu suchen. Seine dritte Enzyklika erörterte die Frage, woher die Energie für diese Reise der Liebe komme und wohin die Pilgerfahrt münde: Ins Herzen Jesu.

Trotz allem Elend auf der Welt hat Papst Franziskus nie die Hoffnung verloren. In seiner erst kürzlich erschienen Autobiographie schreibt er: «Die Hoffnung ist vor allem die Tugend der Bewegung, der Motor der Veränderung: Sie ist die Spannung, die Erinnerung und Utopie verbindet, damit wir daraus tagtäglich jene Träume verwirklichen können, die uns erwarten. Und wenn ein Traum an Kraft verliert, dann müssen wir zurückkehren, um ihn von Neuem zu träumen, in neuen Formen, sodass wir der Glut der Erinnerung mit unserem Hoffen neues Feuer einhauchen.»

 

Chur, 21. April 2025

Joseph Maria Bonnemain
Bischof von Chur

 

Fotos: Vatikan Media

 

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Papa Francesco completa il suo pellegrinaggio della speranza in questa Pasqua

In memoriam

Papa Francesco ha potuto benedire la sua città di Roma e il mondo intero per l'ultima volta la domenica di Pasqua, augurando a tutti “Buona Pasqua”.  La Pasqua è il passaggio da tutte le sconfitte del mondo alla vittoria ultima dell'amore senza limiti e senza fine. Dio lo ha chiamato a sé in questo amore questo Lunedì di Pasqua. Noi rimaniamo sulla terra come pellegrini della speranza. La sua benedizione pasquale Urbi et Orbi ci accompagnerà sempre e ci incoraggerà a lottare per la pace, per i più deboli, per i rifugiati e per tutti gli emarginati della società, nonostante tutte le nostre sconfitte.

Papa Francesco si è adoperato con grande impegno a favore dei poveri e ha criticato il capitalismo, le ideologie nazionaliste e imperialiste, il consumismo e la distruzione dell'ambiente. La sua enciclica Laudato si' (2015) sottolinea la responsabilità per il creato. Ha richiamato la necessità di una Chiesa più semplice, flessibile e vicina alle persone, criticando le strutture di potere interne e il clericalismo. La semplificazione delle regole e dei rituali per i funerali papali ne è solo un esempio, così come anche il fatto che abbia continuato a vivere in Casa Santa Marta anche dopo la sua elezione a Pontefice. La sua autobiografia Spera del 2025 riflette questo suo desiderio di riforma.

Papa Francesco ha trasmesso questa sua volontà di riforma in un processo sinodale globale, in cui tutti i fedeli hanno potuto esprimere le loro preoccupazioni. Con grande coerenza ha affidato a laici e donne posizioni influenti e quindi di responsabilità nella Curia romana. Ciononostante, rimase fedele a importanti posizioni del magistero, come ad esempio il rifiuto - sulla base della tradizione della Chiesa - dell'ordinazione sacerdotale delle donne.

Papa Francesco ha compiuto sforzi continui e instancabili per promuovere la pace e il dialogo interreligioso. Le sue telefonate quotidiane con i membri dell'unica parrocchia cattolica di Gaza dallo scoppio della guerra sono continuate anche durante la sua ultima degenza in ospedale. Non si è mai astenuto dal denunciare l'antisemitismo, lo ha ribadito anche nel suo messaggio per la Pasqua di ieri.

Papa Francesco è rimasto attivo fino alla fine e ha plasmato la Chiesa cattolica con la sua visione di una comunità misericordiosa e inclusiva. Il suo approccio accogliente e aperto verso le persone ha fatto sì che i loro cuori si aprissero a lui. Si è recato ai margini della società, si è schierato a favore dei poveri e degli emarginati e ha così indirizzato l'attenzione del mondo verso luoghi spesso trascurati. La sua terza enciclica rappresenta una magna carta della sua convinzione concretamente vissuta di una fratellanza universale tra tutti gli uomini: Fratelli tutti. C'è un solo Dio e tutti gli uomini sono suoi figli prediletti.   

Papa Francesco ha affrontato apertamente la gestione degli abusi nell'ambiente cattolico. Ha rafforzato il diritto penale della Chiesa e ha ampliato le misure per prevenire gli abusi sessuali. Ha condannato pubblicamente gli abusi come crimini e ha chiesto di fare chiarezza invece di occultare. Fino alla fine, tuttavia, ha dovuto constatare che l'obiettivo era ben lungi dall'essere raggiunto.

Papa Francesco ha ridefinito il rapporto tra la Chiesa cattolica e il mondo. Ha descritto la Chiesa come un “ospedale da campo” e ha preso continuamente posizione su questioni e conflitti nel mondo. Nel corso degli anni, si è abituato a non essere sempre benvoluto da tutti. Tuttavia, questo non gli ha impedito di esprimere la sua opinione in modo chiaro e inequivocabile, anche se a volte è stato considerato troppo spontaneo e diretto per un papa. Ha osato ripetere fino alla fine che i confini rigidi, le barriere, i muri e le spranghe non sono adeguate all'essere umano e non possono condurre a una pace duratura. Ancora ieri nel suo messaggio pasquale ha ripetuto un’ultima volta: «Nessuna pace è possibile senza un vero disarmo! L'esigenza che ogni popolo ha di provvedere alla propria difesa non può trasformarsi in una corsa generale al riarmo.»

Possiamo riassumere il suo pontificato in una parola che usava spesso: “uscire”. Diceva essere un'esperienza molto liberatoria, quella di osare uscire da sé stessi, andare verso l'altro. La Chiesa non dovrebbe concentrarsi su sé stessa, ma sulle persone che si trovano nelle periferie, ai margini dell'esistenza. In tal modo, la Chiesa, non rappresenta un rigido museo di regole, ma un popolo pellegrino vivo, creativo, dinamico, in continuo sviluppo: in questo modo è giovane e contribuisce al rinnovamento del mondo. Papa Francesco consigliava ai politici di superare il proprio nazionalismo e di cercare un dialogo costruttivo con tutte le persone. La sua quarta enciclica ha affrontato la questione da dove proviene l'energia per questo viaggio d'amore e dove conduce il pellegrinaggio: nel cuore di Gesù.

Nonostante tutte le miserie del mondo, Papa Francesco non ha mai perso la speranza. Nella sua autobiografia, pubblicata di recente, scrive: “La speranza è soprattutto virtù del movimento, il motore del cambiamento: è la tensione che unisce memoria e utopia, per realizzare i sogni che ci attendono ogni giorno. E quando un sogno perde la sua forza, dobbiamo tornare a risognarlo di nuovo, in forme nuove, per poter infondere nuovo fuoco alle braci della memoria con la nostra speranza”.

 

Coira, 21 aprile 2025

Joseph Maria Bonnemain
Vescovo di Coira

 

Foto: Media Vaticani

 

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