GRAZIE!
Al termine di questa Ordinazione episcopale, come prima cosa, posso solo esprimere con profonda commozione la mia gratitudine.
Ringrazio tutti voi qui presenti e tutte le numerose persone che hanno partecipato alla celebrazione e hanno pregato insieme a noi attraverso i mezzi di comunicazione.
A questo punto vorrei esprimere tre pensieri.
Le diocesi svizzere si trovano attualmente in cammino per un rinnovamento della Chiesa. Nella nostra diocesi abbiamo già iniziato con una fase di preghiera e un’ulteriore fase di scambio reciproco. La terza fase doveva iniziare con il nuovo vescovo. E ora è arrivato il momento!
Papa Francesco vuole rafforzare e approfondire la sinodalità nella Chiesa. In sintonia con lui, voglio osare l’esigente cammino della sinodalità. Questa è, in primo luogo, la manifestazione della fraternità nella Chiesa. Ma è ancora molto più di questo. Ciò che noi vogliamo insieme è importante – ma ancora più importante è ciò che lo Spirito Santo vuole per la nostra diocesi, in unione con il Papa e in comunione con tutta la Chiesa universale.
Impariamo di nuovo ad ascoltarci attentamente l’un l’altro. Impariamo di nuovo ad ascoltare Dio nella preghiera. Ho infatti sofferto tanto, in passato, per la mancanza di questo.
Desidero ricostituire al più presto i vari organi consultivi diocesani. In comunione, senza alcun trionfalismo della maggioranza sulla minoranza – lasciamoci trasformare dalla grazia di Dio. Miriamo sinceramente all’unità nella diocesi e lasciamo fiorire la sua diversità.
Il mio secondo pensiero: ogni donna e ogni uomo è prezioso ed è un messaggio di Dio. Provocare, aggredire, ferire, mancare di carità o di rispetto, non sono atteggiamenti cristiani. Troppo di tutto ciò ha fatto ammalare la nostra diocesi. E questa malattia deve essere guarita.
Mi impegno ad andare incontro ad ognuno con quell’empatia che ogni persona merita, e specialmente i fratelli e le sorelle nella fede. Chiedo a tutti voi con tutto il cuore di praticare e coltivare questa modalità di rapportarci e di comunicare tra di noi.
E infine, un terzo pensiero. Per l’ordinazione oggi ho scelto il pastorale più antico della diocesi: il pedum di Coira in avorio. Forse già il primo vescovo documentato di Coira, Asinio, nel quinto secolo, utilizzava questo pastorale. In quei tempi, il pedum era ancora il bastone da viaggio utilizzato dai missionari viandanti che portavano la Buona Novella in tutti i luoghi. Seguendo il loro esempio, voglio anch’io osare la partenza, „uscire“, come piace sottolineare a Papa Francesco. Unitevi a me!
Dobbiamo „de-centrarci“; non occuparci troppo di noi stessi, e neanche le istituzioni e le strutture diocesane devono dominare il nostro pensiero e le nostre parole. Alle persone che attendono la nostra presenza tutto ciò non interessa!
La gente fuori vuole sentire da noi e vedere in noi che Dio ama ogni persona – sempre – che vuole la nostra felicità, che ha preparato per noi una casa per l’eternità. Le istituzioni e le strutture non le interessano.
Ogni parrocchia dovrebbe diventare sempre più una chiesa “che va”: che va dove sono i malati, i sofferenti, le persone sole, le persone che cercano la verità, gli scoraggiati, gli emarginati, gli esclusi e i poveri. Lì dobbiamo accompagnare, discernere e integrare, come ci mostra l’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Che Dio ci doni il coraggio di intraprendere i passi per condurci ad una comunità gioiosa e fiduciosa nella diocesi – per il bene della Chiesa e della società, per il bene di ogni singola persona.
A tutte le care persone di lingua italiana della nostra diocesi: sono contento che in futuro potrò di nuovo parlare più spesso questa vostra bella lingua!
Permettetemi ancora una parola in romancio! Cari fedeli nei Grigioni: non so se in cinque anni riuscirò ad imparare il romancio. So, però, che potete contare sulla mia vicinanza come vescovo di Coira. Sempre in solidarietà con la realtà colorata di tutta la diocesi.
Secondo il cerimoniale, ora, uscendo, darò la benedizione a tutti. Prima di potervi dare la benedizione, ho però bisogno della vostra benedizione. Quindi ora mi inginocchierò qui davanti e chiederò la vostra benedizione. Grazie di tutto cuore!