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Bistum Chur

Omelia di S.E. Mons. Peter Bürcher durante la Santa Messa della Notte di Natale, 24 dicembre 2020, nella Cattedrale di Coira

„Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse“ (Is. 9.1). Queste parole del profeta Isaia dell’Antico Testamento le sentiamo ogni anno durante la celebrazione della Santa Notte di Natale. Ma in cosa consiste questa luce che ha brillato su di noi? Cosa ci vuole dire questa profezia dell’Antico Testamento?
Forse il periodo difficile che stiamo vivendo in questo momento ci aiuterà a capire un po‘ meglio. Dovremmo, come ci ha detto Gesù, leggere sempre i segni dei tempi. Un segno dei tempi di questo tempo è il corona virus. E attraverso il virus il nostro presente è segnato dalla distanza. Dovremmo praticare social distancing. Non dovremmo avvicinarci troppo l’uno all’altro. Dovremmo incontrarci il meno possibile. chi è malato deve stare in isolamento, o per lo meno in quarantena. „Rimanete a casa“, ci consiglia lo Stato. „Non incontrate nessuno“ è un’altra indicazione. Anche ora, qui in chiesa, dobbiamo mantenere le distanze. Noi siamo qui, ma solo pochi possono venire alla Santa Messa. Dobbiamo sedere lontani l’uno dall’altro – un’immagine insolita. E infine, indossiamo delle mascherine. Anche questo crea distanza, perché non vediamo più bene l’altra persona, non distinguiamo più la sua mimica.
Soffriamo per questa situazione insieme a tutti gli abitanti del nostro Paese, anzi insieme a tutto il mondo. Molti hanno preoccupazioni economiche. Ma tutti, compresi i bambini che non possono vedere i propri nonni, ne sono colpiti. Perché l’isolamento ci fa stare male. E riconosciamo: come esseri umani, e anche come cristiani, non siamo fatti per la solitudine e l’isolamento. Siamo stati creati per la comunione. Siamo concepiti per l’incontro e lo scambio, per la comunione. Già nell’Antica Alleanza, proprio all’inizio delle Sacre Scritture questo ci viene ricordato. Nella Genesi si legge: E il Signore Dio disse: «Non è bene che l’uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda» (Gen 2,18). Ma presto diventa chiaro che questa comunione tra uomo e donna non è sufficiente. Anche la comunità della famiglia e del popolo non può saziare la fame di comunione dell’uomo. Così, Dio infine incontra l’uomo stesso. Prima gli dona la sua comunione in modo misterioso, nell’incontro con Abramo e nell’invio dei profeti a insegnare al popolo.
Ma alla fine, Dio stesso viene da noi. Si fa uomo in Gesù Cristo. Egli chiama gli apostoli nella Sua comunità. Da qui nasce la comunità dei credenti, la Chiesa. In essa, Dio è vicino a noi. Nella Sua parola e nei Suoi sacramenti ci dona in modo completamente nuovo la Sua comunione. Sì, dove due o tre persone si riuniscono nel suo nome, lì egli è in mezzo a noi. Questa comunione è la luce che Dio ha promesso al popolo dell’Antico Testamento. Questa comunione è la luce che sorgerà nell’oscurità su coloro che abitano in terra tenebrosa, nella solitudine e nell’abbandono. Perché l’uomo senza Dio è un uomo senza senso. È isolato ed immerso nell’oscurità.
Questa comunione, che Dio ha creato con la sua venuta, la celebriamo oggi, a Natale. E non la festeggiamo solo oggi, ma per tutto il periodo natalizio. In passato, il periodo natalizio si protraeva fino al 2 febbraio, Festa della Presentazione del Signore. Lì Gesù bambino incontra gli anziani Simeone e Hannah, i rappresentanti del popolo d’Israele. Inizia così l’incontro di Gesù con il suo popolo. Nella Chiesa ortodossa questa festa si chiama Hypapante, cioè „Festa dell’Incontro“. E così possiamo dire: tutto il Natale è un’unica festa dell’incontro.
Ma non è tutto. Dio non si preoccupa soltanto, per quanto questo sia importante, di non farci vivere soli e isolati in questo mondo. Infatti, nell’orazione sulle offerte di oggi si parla di un „misterioso scambio“. E nel prefazio di Natale (III) viene spiegato cosa sia questo „misterioso scambio“. Si dice nel prefazio: „In lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne e noi, uniti a te in comunione mirabile, condividiamo la tua vita immortale“.
Questo ci porta al vero significato della parola di Isaia: il popolo che vive nelle tenebre vede una luce. La comunione che Dio dona è la sua comunione eterna. Egli viene da noi, prende le nostre sembianze umane, percorre il nostro cammino di esseri umani in questo mondo, affinché possiamo avere un’eterna comunione con lui. Perché questa comunione che Dio ci dà non è semplicemente una comunione mondana e transitoria, ma è la comunione con il Dio vivo ed eterno. Essa rimane per sempre, anche quando Gesù ritorna a Dio. Questa comunione, che Dio ci dona attraverso il Figlio, va oltre i confini di questo mondo e di questo tempo.
Cari fratelli e sorelle, se la prova della separazione e dell’isolamento che stiamo vivendo ci fa capire meglio che siamo chiamati alla comunione gli uni con gli altri, ma soprattutto alla comunione eterna con il Dio vivente, allora tutto ciò che abbiamo dovuto sopportare in questi mesi non è stato vano. Coltiviamo dunque, nel miglior modo possibile, data la condizione, la comunione umana e cristiana in questi giorni. Incontriamoci sui canali praticabili. Pensiamo a chi si sente solo e dimenticato attorno a noi e nella cerchia dei conoscenti. Facciamo un passo, anche solo attraverso una telefonata o un biglietto.
Ma riflettiamo nuovamente e più in profondità soprattutto questo: in questa notte di Natale, la luce entra nell’oscurità della nostra esistenza umana. Illumina il nostro cammino attraverso questo tempo mostrandoci la via per entrare nell’eterna comunione con Dio. Quindi, anche in questi tempi difficili, andiamo avanti con la speranza del cristiano. Facciamo nostra la preghiera che abbiamo pronunciato oggi all’inizio della Santa Messa: „O Dio, che hai illuminato questa santissima notte con lo splendore di Cristo, vera luce del mondo, concedi a noi, che sulla terra lo contempliamo nei suoi misteri, di partecipare alla sua gloria nel cielo“. Amen.